Immerso nel mondo del pallone e girando per i campi ho potuto constatare che molte squadre del settore giovanile giocano a zona, cioè marcano i propri avversari che entrano nella propria zona di competenza. Premetto che la difesa a zona è un punto di arrivo, il fine di un percorso che però deve per forza di cose cominciare con il marcamento a uomo. Non è concepibile difendere a zona senza saper marcare.
Può sembrare un paradosso ma in realtà non lo è affatto, ormai in giro ci sono poche squadre che fanno marcare a uomo gli attaccanti avversari, e questo nel Settore Giovanile è un limite non un pregio. Secondo il mio parere bisogna insegnare ai ragazzi a saper marcare: Marcare a uomo significa prendere in consegna un giocatore della squadra avversaria.
Più l'avversario si avvicina alla nostra porta (o alla palla) e più la marcatura dovrà essere stretta. Se, viceversa, l'avversario si trova lontano dalla palla, la marcatura sarà più larga, quindi meno assillante.
Principi che regolano la marcatura a uomo in riferimento all'avversario:
1) essere posizionati tra l'avversario e la porta
2) avere, sotto il controllo visivo, l'avversario e la palla contemporaneamente.
Il libero è nato per garantire una copertura finale: esso è responsabile, per tutta la larghezza del campo, della profondità da dietro i difensori, fino alla propria porta. È colui che determina l'ultima linea di difesa ed è quindi responsabile dell'eventuale accorciamento o allungamento della squadra sul terreno di gioco.
Quando i ragazzi negli anni avranno assimilato cosa vuol dire saper marcare, ecco che si può passare alla cosiddetta difesa a zona, ma è tutto un crescendo che deve partire dal concetto di marcamento, altrimenti troveremo difese sempre più deboli e difensori sempre più scarsi.