giovedì 20 ottobre 2016

GLI HALF SPACES

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I cinque corridoi di gioco in cui è possibile suddividere un campo di calcio, e cosa può fare un giocatore in possesso in quelle zone. (Via Spielverlagerung)


In quasi tutti gli ambiti lavorativi esiste un linguaggio settoriale, composto di termini tecnici difficilmente comprensibili per chi non ne fa parte. Il calcio non è da meno, molti vocaboli usati dai tecnici risultano del tutto incomprensibili agli spettatori, tanto che a volte possiamo davvero definirlo un gergo: cioè una varietà di lingua il cui scopo è “non rendere trasparente la comunicazione agli estranei e sottolineare l’appartenenza al gruppo”, secondo l’enciclopedia Treccani.

Il concetto di half-space sembra far parte di questo raggruppamento lessicale: un termine che addirittura non trova una corrispondente traduzione in italiano. La definizione di questo concetto calcistico è stata elaborata in Germania, in ambito appunto specifico: è al settore tecnico della Federcalcio tedesca che dobbiamo il termine gergale “Halbraum”. Nella lingua tedesca, questa parola fa preciso riferimento a un concetto geometrico, che in inglese si traduce appunto come half-space e che in italiano è il semispazio.

Anche nella sua applicazione calcistica, come vedremo fra poco, il termine Halbraum deve molto a un’interpretazione geometrica del gioco. Ma rimane pur sempre un termine settoriale: se siamo riusciti a tradurre il gergo della Nasa, possiamo farcela anche con il calcio.

In italiano la traduzione calcistica di Halbraum varia a seconda di cosa si voglia considerare: mezzi spazi, spazi di mezzo, corridoi interni. Ritengo che “spazi di mezzo” renda più facile la comprensione del concetto a noi soggetti estranei ai settori tecnici delle federazioni, anche se la traduzione più in uso è la seconda “mezzi spazi”. Ma in ogni caso è utile fino a un certo punto focalizzarsi su una sola traduzione.

In fondo non è neanche un concetto complicato di per sé, non serve una laurea in ingegneria aerospaziale per capire di cosa stiamo parlando. Immaginate di essere a un semaforo, o su una strada molto trafficata: gli spazi di mezzo sono quelli che permettono al vostro motorino di passare tra due macchine e arrivare più facilmente all’incrocio o a destinazione. E se in una grande città usare gli spazi di mezzo vi porterà un vantaggio in termini di tempo che dipende dalla densità del traffico, e che a volte (a Roma) è pressoché nullo; in una grande partita, controllare quegli spazi può aumentare considerevolmente le possibilità di vittoria di una squadra.


Geometria

Quando pensiamo alle posizioni in un campo di calcio, di solito pensiamo in successione a delle linee orizzontali: linea difensiva, linea di centrocampo e linea offensiva. È così che si esprimono i moduli (4-3-3) ed è quello a cui siamo abituati. Il campo, però, si può dividere anche con linee verticali, così da ottenere cinque livelli: le due fasce, una zona centrale, e poi due fasce intermedie.



Gli half-spaces nel gergo italiano sono conosciuti anche come corridoi interni proprio perché sono a metà tra le fasce e la zona centrale. Ma perché è così importante questa analisi spaziale del campo?

Per diversi motivi, che vanno dai campi visuali e toccano persino aspetti trigonometrici (per approfondire questo aspetto della faccenda consiglio lo splendido lunghissimo pezzo di Spielverlagerung). In poche brutali parole: nel calcio vince chi domina la fascia centrale di campo.

Per questo è ormai pressoché impossibile incontrare squadre che concedano facilmente superiorità o linee di passaggio al centro e, in quest’ottica, lo spazio di mezzo diventa un perfetto supplente, tanto da diventare addirittura preferibile al centro stesso: da questi corridoi si può arrivare in porta con uguale efficacia.

Per capire come, basta pensare alle direzioni dei passaggi. Un giocatore che prova una verticalizzazione molto probabilmente riesce a guadagnare campo, ma più raramente mette pressione alla difesa avversaria. Con un passaggio laterale si può spostare l’avversario, si può muoverlo per il campo, ma senza disordinarlo.

Con un passaggio in diagonale, invece, si possono ottenere entrambi gli effetti: il passaggio va sia in profondità che in controtendenza al movimento dell’avversario, che si muove verso il portatore. Inoltre, sia chi effettua il passaggio sia chi lo riceve sono fronte alla porta o almeno con una parziale visuale della porta, cosa che non accade sempre dopo un passaggio verticale (spesso il ricevitore è spalle alla porta) e tanto meno in uno orizzontale.



Lo sfruttamento degli spazi di mezzo è un “second best” (una seconda scelta, dopo quella di passare per il centro che però come detto è spesso impraticabile) che sta lentamente diventando la migliore opzione per segnare, e quindi vincere le partite.

Ok, adesso però dobbiamo chiederci: perché ce ne siamo accorti solo adesso?


Creare spazio

In realtà gli half-spaces ci sono sempre stati, solo che non riuscivamo a vederli: si è creata maggior attenzione anche grazie alla diffusione dei principi del gioco di posizione. Per riassumere il concetto in una frase di Juanma Lillo, allenatore e grande teorico calcistico: il gioco consiste appunto nel generare superiorità alle spalle delle singole linee di pressione avversaria.

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Occupazione perfetta degli half-spaces

Per ottenere questa superiorità posizionale sulla trequarti, è fondamentale che ogni corridoio di gioco sia presidiato da almeno un giocatore. Di nuovo, dobbiamo ripensare il nostro concetto di campo: si parla spesso di trovare l’uomo tra le linee orizzontali, cioè tra le linee di centrocampo e difesa dell’avversario (la cui individuazione è agevolata dalla visuale televisiva); ma ancora più importante è trovare un uomo tra quelle verticali, negli spazi di mezzo.

E finalmente si arriva al problema lessicale: sono spazi di mezzo perché in realtà sono spazi di nessuno.

Chi dovrebbe salire sul ricevitore: il terzino o il centrale? L’obbligo di dover fare qualcosa è già un problema per la difesa avversaria: qualunque sarà la loro scelta, si creerà superiorità anche alle spalle della linea di difesa, con conseguenze spesso nefaste.


 Estensioni

Si può parlare del corridoio interno anche nella propria trequarti, in particolare quando si tratta di iniziare l’azione: è un’interpretazione estensiva, ma il concetto non si modifica.

Si cerca sempre di ottenere la superiorità posizionale alle spalle della linea avversaria in pressione portando un uomo nel corridoio interno, creando cioè una nuova linea di passaggio che obbliga gli avversari a una scelta difficile.

Questo ci porta a parlare dei falsi terzini, cioè dei laterali difensivi che entrano nei corridoi interni in fase di impostazione per agevolare la salita del pallone.


Lo spazio di mezzo, però, non è un concetto legato esclusivamente al gioco di posizione. Nel senso: non è solo roba per David Silva o Iniesta.

Nel nostro campionato, ad esempio, il Napoli è, forse, la squadra più abile nello sfruttare il corridoio interno, soprattutto con Hamsik e Insigne, grazie ai movimenti coordinati della catena di fascia sinistra. Anche l’Italia di Conte agli Europei preferiva allargare la difesa avversaria il più possibile per attaccare la profondità nell’half-space.

La grande ascesa di questo concetto per spiegare alcuni eventi e movimenti tattici di una partita ci ricorda anche l’importanza della strategia nel calcio: è un gioco semplice, ma da studiare sul serio.

Come per gli scacchi, una visione strategica del campo è necessaria per raggiungere il proprio obiettivo. In questo caso, però, è una visione alternativa a esaltare l’occupazione degli spazi di mezzo: guardare al campo in verticale anziché in orizzontale, passare di lato per arrivare al centro. Non arriveremo su Marte, con la teoria degli spazi di mezzo, ma di certo ci si vincono le partite.
DA ULTIMOUOMO.COM

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