giovedì 14 febbraio 2013

UNO DI NOI, PANTANI UNO DI NOI


14 FEBBRAIO 2013 - Nove anni fa, in un silenzio assordante di una camera di albergo, moriva Marco Pantani. Se n'è andato in punta di piedi, non amava essere sotto i riflettori, amava stare da solo, magari in vetta ad una montagna, sempre davanti, sempre sui pedali. Sembrava volasse su quei tornanti che l'hanno reso così famoso. Quando si alzava dalla sella e gettava via la bandana una valanga di emozioni inondavano i cuori delle migliaia di tifosi del ragazzo di Cesenatico. Era il segnale giusto, Marco superava gli avversari come se nei piedi non avesse dei pedali, ma dei motori di grossa cilindrata.
Nessuno riusciva a fermalo, o meglio, qualcuno c'è riuscito, ma con le maniere forti, mi riferisco all'ingiustizia sportiva.

In un ciclismo dove nessuno pedalava senza l'aiuto di qualcosa, Pantani ha pagato per tutti, l'hanno voluto fare fuori, tradire, maltrattare come il peggiore dei criminali.
Pantani è stato indotto al suicidio, almeno questo è il mio pensiero, non me ne vogliano i moralisti, ma Pantani non era più sporco di altri, semmai dava fastidio perchè era il migliore, il numero 1, e chi ferma i numero 1 di solito esalta la propria visibilità, mi riferisco ai medici dell'Uci, che quella mattina del 6 giugno del '99 entrarono nella camera di Marco per effettuare dei controlli. Complotto? Chissà, di sicuro è stato un attentato al ciclismo.

Marco Pantani aveva 34 anni quando il destino ha deciso di portarlo via, Cesenatico ha ricordato Marco, morto esattamente nove anni fa in una stanza di un residence di Rimini. Decine di tifosi provenienti da varie province italiane hanno reso omaggio al 'pirata'. Si sono ritrovati principalmente allo Spazio Pantani, il museo multimediale dedicato al campione e ricavato dal Comune di Cesenatico negli ex magazzini della stazione ferroviaria.

Davanti campeggiava uno striscione con la scritta ''finche' sorgera' il sole noi saremo con te''.

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