14 FEBBRAIO 2013 - Nove anni fa, in un silenzio assordante di una camera di albergo, moriva Marco Pantani. Se n'è andato in punta di piedi, non amava essere sotto i riflettori, amava stare da solo, magari in vetta ad una montagna, sempre davanti, sempre sui pedali. Sembrava volasse su quei tornanti che l'hanno reso così famoso. Quando si alzava dalla sella e gettava via la bandana una valanga di emozioni inondavano i cuori delle migliaia di tifosi del ragazzo di Cesenatico. Era il segnale giusto, Marco superava gli avversari come se nei piedi non avesse dei pedali, ma dei motori di grossa cilindrata.
Nessuno riusciva a fermalo, o meglio, qualcuno c'è riuscito, ma con le maniere forti, mi riferisco all'ingiustizia sportiva.