martedì 12 giugno 2012
IL CONCETTO DELL'AUTOSTIMA
L'autostima è fondamentale per ottenere il meglio dalla vita. Poiché il proprio livello di autostima nasce da un confronto fra sé e il mondo circostante, se il confronto è errato, errate sono le conclusioni.
L'autostima è l'idea che ognuno ha di sé.
In termini molto pratici, è il voto che ci si dà. Poiché è un concetto soggettivo, ecco che dal di fuori il giudizio dato dal singolo su sé stesso che noi percepiamo possa essere del tutto diverso da quello che oggettivamente pensiamo essere corretto.
Per esempio, un debole può avere una bassa autostima e ritenersi sempre mediocre anche quando non lo è. Viceversa un apparente può pensare che nulla gli è precluso perché in quel momento ha un notevole successo.
Quest'ultimo esempio ci fa capire come l'autostima non sia un concetto statico, ma dinamico. Come una grande azienda che normalmente è abbastanza stabile, ma può avere alti e bassi, generati da eventi che accadono in essa o fuori di essa. Ovviamente sarebbe auspicabile che l'autostima rimanesse sempre ai massimi livelli.
COME SI CREA UN'OTTIMA AUTOSTIMA
L'autostima può venire dal dentro di sé o dal fuori di sé.
L'autostima da successo
Oggi purtroppo si tende a farla provenire dal fuori di sé, attraverso la chimera del successo, visto sotto le sue innumerevoli forme: ricchezza, carriera, prestigio, vittoria ecc.
Si vale se si ottiene qualcosa nel campo in cui si opera o si vive. Niente di più assurdo perché in tal modo si demanda la propria felicità a un risultato, spesso nemmeno del tutto dipendente da noi (condizioni facilitanti, fortuna ecc.). Tale risultato è sovente talmente materiale da fare a pugni con un concetto così spirituale come la felicità. Quello che si ottiene è un surrogato di autostima. La persona non sviluppa una vera forza di volontà anevrotica, ma la sua forza è orientata solo al raggiungimento dell'obbiettivo, è quindi nevrotica.
Esistono per esempio molte tecniche per accrescere l'autostima, addirittura molte scuole con corsi ed esami (per esempio la PNL). In genere tutte queste discipline tendono a utilizzare un accrescimento dell'autostima per avere successo nella vita, svincolando ogni discorso etico e/o esistenziale dal miglioramento del soggetto. In realtà si tratta sempre di "convincere" il soggetto aumentandone la fiducia in sé stesso.
Questo meccanismo può portare a qualche risultato, ma se leggete la definizione di autostima ne capirete i limiti: posso avere una bassa autostima perché ho poca fiducia in me stesso, quindi "mi do un voto basso". Se alzo la fiducia aumenta anche l'autostima, ma ciò è completamente scorrelato con il mondo esterno e può provocare danni più che apportare vantaggi. Vediamo l'esempio classico.
Luigi è un commerciale con bassa autostima. Ciò lo penalizza molto nel suo lavoro. Decide perciò di iscriversi a un corso di SIG (Sei Immensamente Grande), una nuova tecnica infallibile per aumentare la sua autostima. Dopo sei mesi la fiducia in sé stesso è triplicata e sente dentro di sé un entusiasmo mai provato. Si getta con grande dedizione nel lavoro, migliorando i suoi risultati. Ottiene un aumento del 15% delle vendite (la SIG funziona!). Tutto bene? Analizziamo oggettivamente la situazione.
Luigi è così pieno della sua nuova attività che lavora il 30% più di prima, per lui non c'è che il lavoro, l'unico campo in cui sente di "valere" qualcosa.
L'unica che ci ha guadagnato da questa situazione è sicuramente l'azienda (+15% di fatturato con piccolo bonus a Luigi), ma Luigi è lo scarso di prima, una specie di "secchione" del lavoro che ottiene qualcosa in più perché è stato "programmato" a lavorare molto di più. Al primo insuccesso Luigi crolla e ritorna quello di prima.
Luigi avrebbe dovuto capire che nel lavoro (come in ogni attività dove c'è un risultato) basta dare il meglio di sé, buttare il cuore oltre il traguardo, senza avere l'ansia della vittoria. Se i risultati sono comunque scarsi, possiamo accontentarci oppure scegliere un'altra strada più facile (per esempio il ridimensionamento nel lavoro o nello studio), senza per questo sentire lo stupido peso della sconfitta. Per capire come liberarsi dall'autostima da successo occorre:
capire i limiti di tale scelta;
trovare una scelta migliore.
Per realizzare il primo punto occorre lavorare su 4 concetti.
1) Il tuo valore è indipendente da ciò che gli altri pensano di te.
Chi rincorre il successo e pensa di esistere solo se diventa famoso, in realtà non esiste, non brillando di luce propria. È come la luna: bellissima da lontano perché la illumina il sole, ma deserta e spettrale vista da vicino. Il punto 1) è quello che ci permette di affrontare un esame in tranquillità o di dichiararci alla persona che amiamo.
Nel primo caso è importante ciò che abbiamo fatto "prima", sentirsi con la coscienza a posto, non il voto che prenderemo. Dobbiamo vedere l'esame come un ulteriore mezzo di imparare qualcosa, non come un giudizio sulla nostra personalità.
Nel secondo caso, a prescindere dalla risposta, noi rimaniamo ciò che siamo: se la risposta è negativa, è inutile disperarsi (con la classica frase: "senza di lei/lui la mia vita non ha senso": ma allora ammazzati subito! Chi non sa vivere da solo come può pretendere che un'altra persona risolva la sua vita?), abbiamo capito che stavamo sbagliando puntando sulla persona sbagliata. Possiamo rivolgerci altrove per migliorare la nostra vita.
2) Nessuno deve ritenersi meno importante di un’altra persona.
Questo concetto è importantissimo. Ognuno di noi ha la propria dignità e non la si può perdere rimpicciolendo la propria identità di fronte a quella di un'altra persona. Si può stimare, ma non adorare o temere. Troppe persone si annullano di fronte a un superiore o presunto tale; ricchezza, nobiltà, gerarchia, successo: nulla di tutto ciò può giustificare il sentirsi in inferiorità di fronte a qualcuno, chiunque esso sia. Ci può essere rispetto, ma non sottomissione. Chi si spersonalizza in un mito spesso non stima abbastanza sé stesso. Pensiamo al fan che attende per ore il suo cantante o il suo attore preferito, pensiamo al tifoso che si spersonalizza nella squadra. Chi vince non è il tifoso, anche se con il suo tifo pensa di avere una parte nella storia di un successo sportivo. Sono i giocatori che sono ricchi e famosi: anche se la squadra vince il massimo trofeo, il tifoso resta solo un anonimo zero. Chi tifa dovrebbe farlo per amore dello sport che sta osservando, non per esaltare la propria personalità in una vittoria che erroneamente crede sua. Un esempio veramente preoccupante di mancanza di autostima è rappresentato dalle bande giovanili. Il singolo si riunisce in gruppo per sentirsi più forte, più importante, ma così facendo non si rende conto che firma la sua nullità esistenziale. In una banda solo il capo conta qualcosa: come può un individuo accettare di prendere ordini da un essere simile a lui in un regime fondamentalmente dittatoriale?
Vi sentite in soggezione di fronte a un superiore, non sapete rispondere con calma e pacatamente alle sue assurde pretese, vi sentite emozionati di fronte a un potente? Se è così, vi ritenete meno importanti di lui e la vostra autostima è carente. È incredibile come intere popolazioni accettino ancora la monarchia (un esempio di disistima di massa). Come è possibile accettare che per nascita una persona abbia più diritti di me?
3) Nessuno deve ritenersi più importante di un'altra persona.
Ovviamente non bisogna incorrere nell’errore opposto: chi si sovrastima (e pensa di essere migliore degli altri e fa di tutto perché ciò appaia) è fondamentalmente uno stupido. In antitesi alla ragazza che si crede brutta, è la donna che pensa di essere bellissima e non riesce a vedere tutti i difetti per cui gli uomini la evitano. Il concetto di autostima non ha nulla a che fare con la superba supervalutazione della propria personalità. Chi si crede importante (la classica frase: "Lei non sa chi sono io!") in realtà non ha stima di sé in quanto il più delle volte si rende ridicolo o, nel caso dei potenti o presunti tali, si rende antipatico o odioso. Nessuno può impormi un segno di stima nei suoi confronti, chiunque esso sia. Chi pensa di avere anche il più piccolo privilegio per la posizione sociale raggiunta, per il successo ottenuto, per il grado gerarchico in cui si trova ecc. non ha una vera stima di sé; infatti se ragiona in questo modo si riterrà inferiore rispetto a chi sta sopra di lui.
4) Chi deve dimostrare di valere qualcosa non vale nulla.
Un mediocre giocatore di scacchi quando perde è solito accampare scuse come cali di concentrazione, varianti sfortunate o altro, mentre quando vince si autocompiace delle sue splendide partite e se ne vanta con chiunque incontri: non considera mai nemmeno lontanamente il fatto che quel giorno era l'avversario a essere poco concentrato! Uno sportivo pratica il suo sport non perché lo ama, ma perché gli consente di emergere in un gruppo di persone, gruppo all'interno del quale ha le sue vittime che deride pesantemente ogni volta che riesce a batterle. Un adolescente sfida un coetaneo in una prova di coraggio e, se lo sfidato rifiuta (perché più furbo), lo deride dandogli del codardo.
Tre brevi esempi per mostrare come siano comuni le persone che sono sempre in competizione, perché pensano che il confronto con gli altri sia il metro per misurare il proprio valore. Spesso queste persone non amano veramente ciò che fanno, ma lo fanno solo per emergere, per sentirsi importanti. Il più delle volte ottengono risultati superiori solo di poco alla media, ma li ingigantiscono per ingigantire la loro immagine: sono gli scarsissimi. Chi vale veramente non ha bisogno di dimostrare il proprio valore.
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