Martedì 5 aprile 2011 - La crisi finanziaria globale, nata in America ed esportata in tutto il mondo, ha causato una sofferenza tanto profonda nei Paesi in via di sviluppo da portare le classi popolari e i giovani alla rivolta di piazza, al grido di pane e lavoro, ma prima di tutto libertà.
Un particolare salta subito all'occhio. La rivoluzione è digitale. Laddove i media tradizionali, tv e radio, sono strumento di propaganda e vengono facilmente controllati dai governi, gli sms e i nuovi media, Internet, Twitter, Facebook, con la loro proliferazione orizzontale, sono l'arma tecnologica che ha permesso di organizzare le rivolte in Iran prima e ora in Tunisia, Egitto e Libia.
Le immagini delle rivolte dei popoli del magherb si sono propagate come un virus, sconfiggendo le censure governative. I dittatori dei Paesi musulmani non dispongono di mezzi tecnologici tali da bloccare il traffico sul web in base al suo contenuto, come invece fanno i cinesi. Sono costretti a chiudere in blocco sia Internet che le reti telefoniche, ma possono farlo solo per brevi periodi, dunque la censura è inefficace.
Internet è diventato lo strumento di comunicazione più diffuso al mondo: un fiore all'occhiello della tecnologia che ci ha permesso di entrare in un mondo reale in un modo virtuale. Oggi basta un click per vedere cosa succede dall'altra parte del mondo, gioie e dolori, feste e disgrazie. Grazie al web abbiamo una visione più chiara della vita e di come viene vissuta dagli altri popoli.
Internet è libertà di pensiero, di espressione, internet siamo noi stessi che manifestiamo le nostre idee in pubblico.
Internet non è altro che un’immensa comunità. Uno spazio in cui poter esprimere la propria natura, considerando e valutando quella degli altri. Un bacino di idee in continuo movimento. Espressione reale di un progresso inarrestabile, in poco più di dieci anni ha sconvolto la politica e le relazioni sociali. Nel bene e nel male. Internet è uno spazio. E come tutti i luoghi, la reputazione di un dato sito dipende da chi lo frequenta.
La crescita del singolo individuo è relativa alla scelta di informazioni che si decidono di adottare. Il futuro non è restrizione o divieto ma educazione alla valutazione di ciò che è bene e male.
La rete non è un’ amplificazione della nostra vita, ma un’ estensione di ciò che viviamo. Il problema non è che sul network italiano di Facebook vi sia ad esempio, un gruppo di stampo mafioso, ma che nel paese esistano effettivamente sistemi e gruppi mafiosi.
Internet siamo noi. Sono le nostre idee ad identificarci e sempre i nostri pensieri a fornirci un potentissimo strumento di relazione e confronto sociale. Statisticamente in Europa, l’ Italia è il paese che usa la rete nel modo più futile e superficiale. Coraggio italiani! Come in tutti i sistemi, il mezzo più potente è sempre il più difficile da gestire. Soprattutto quando il suo funzionamento dipende totalmente da ciò e da chi decidiamo di essere.
Sono le nostre scelte di vita a determinarne i contenuti, il valore ed il riflesso di ciò che siamo. La libertà sta nell’ accettazione dei cambiamenti e nel coraggio di capire che nulla è per sempre.
Se Internet nel Maghreb viene usato per organizzare le rivoluzioni contro la dittatura, in Italia e nei paesi più sviluppati internet è anche un mezzo di lavoro: ormai tutto è online, anche le ricette mediche saranno on line entro la fine del 2011. E’ la “promessa” fatta dal ministro per la Pubblica amministrazione e l’Innovazione, Renato Brunetta, al convegno “Italia digitale” organizzato da DigitPa (ente nazionale per la digitalizzazione della pubblica amministrazione) a palazzo Marini.
“Nei prossimi mesi dedichero’ meta’ tempo al raggiungimento di questo traguardo – assicura Brunetta - la ricetta cartacea oggi e’ luogo di lobbismo, di abusi e di rendite di posizione sulla pelle dei cittadini: le leggi ci sono, non e’ possibile che resistenze corporative o individuali di questo o quel burocrate frenino ancora un progetto che puo’ garantire un risparmio tra il 10 e il 30% su una spesa complessiva di 17 miliardi”.
Per Brunetta, la “ricetta digitale” e’ un tassello chiave di quella e-health “che oggi e’ al 60-70% dell’implementazione e che andra’ definitivamente a regime entro l’anno prossimo. A essere ottimisti ci aiuta il successo dei certificati on line, che dopo una gestione lunga 5 anni sono diventati realta’ nel giro di 12 mesi a totale beneficio di 17 milioni di lavoratori dipendenti pubblici e privati, di 180mila medici e di 4 milioni e 400mila imprese”.
Il famoso scrittore Roberto Saviano ha usato Internet per dare la parola ai lettori, chiedendo loro di raccontare 10 motivi che danno un senso all'esistenza, tra passioni e piccoli piaceri. Un'iniziativa lanciata sul giornale Repubblica.it, e che ha avuto un grande successo.
In tanti hanno risposto, ognuno con una propria lista:
Sabrina scrive:
1. essere svegliati con un bacio
2. aprire la finestra un sabato mattina, vedere inaspettatamente la città innevata e svegliare tutti per andare a giocare a pallonate
3. accendere la tv ed accorgersi che è appena iniziato uno dei tuoi film preferiti che non vedevi da anni
4. vedere il cenno di un sorriso sulle labbra di un’amica alla quale sei riuscita a tirar su il morale
5. andare in bicicletta un pomeriggio autunnale per il lungomare di Pesaro
6. rientrare a casa dopo una giornata stancante e scoprire che i tuoi coinquilini hanno lasciato un piatto di pasta coperto, al caldo, per te
7. ritornare a casa per festeggiare il Natale anche con la zia che è finalmente uscita dall’ospedale
8. ascoltare una risata sincera per una battuta che non ritenevi ti fosse venuta poi così bene
9. vedere il rispetto e la complicità dei tuoi genitori che scherzano e si prendono in giro dopo 37 anni di matrimonio, e sognare un rapporto così
10. sentirti dire, dalla persona che ami, “penso a te che mi sorridi in bicicletta e desidero che sia tu la donna al mio fianco”.
Saviano dopo aver letto migliaia di pensieri esprime il suo parere: "Ci sono molte cose che ritornano in queste liste, sempre le stesse, sempre essenziali. L'amore, fare l'amore - ma farlo con la persona che si ama. Lo dicono le donne, però anche moltissimi uomini. Lo dicono di qualcuno che spesso è la moglie, il marito, il compagno o la compagna di una vita. O l'amore di un momento, il sogno d'un amore, il desiderio di amare. L'amore per i figli, da quelli non ancora nati e rappresentano la speranza del futuro a quelli già diventati adulti, che magari per lavoro sono lontani. L'amore di quelli che non ce l'hanno ancora, per cui una ragione di vivere diventa l'attesa del giorno in cui lo troveranno. L'amore per i genitori, anche malati, anche quando non ci sono più, ma continuano a vivere nel ricordo dei propri cari. Per i fratelli con cui si cerca di restare sempre in contatto.
C'è un senso fortissimo della famiglia in questi elenchi, ma il sentimento dei legami va oltre la cerchia del sangue.
Spesso si elencano gli amici, quelli veri, quelli con cui si è legati, annodati per sempre. O i gesti che ci mettono in comunicazione con gli altri: da un sorriso per strada ricambiato al trovarsi insieme per manifestare. C'è il piacere di ridere, a crepapelle, sino alle lacrime: risate terapeutiche capaci di contagiare e curare chi è triste. E il bisogno di piangere che spesso diviene un diritto conquistato con la consapevolezza di voler essere se stessi, sempre. Ci sono i viaggi, il mare, i paesaggi dei ritorni a casa, i cieli stellati, il profilo dei monti. E poi i sapori: la cioccolata, la pizza, nuotare nel Piave, il sole, i fiori. Inseriti negli elenchi smettono di essere cose trascurabili e divengono dettagli fondamentali.
Elenchi banali, diranno i cinici, pieni di ipocrisia e di falso buonismo, diranno i saccenti. Ma chiunque abbia ascolto sincero delle parole sa che sono loro a banalizzare, impauriti dalla semplicità quando diviene senso della vita e soprattutto punto fermo di felicità. Perché la ricerca della felicità, che si fa corpo in questi elenchi coincide anche con la necessità di un nuovo inizio, di un nuovo paese, di un nuovo orizzonte. Scrivono i loro decaloghi uomini e donne che non hanno perso la fiducia in se stessi e nei loro simili, ma hanno voglia di allargare lo sguardo e di scoprire. C'è tanta musica, cinema, libri, il gusto di leggerli in spiaggia o sotto le coperte. Le squadre del cuore. C'è spesso la fede in Dio, ma anche l'orgoglio di essere italiani. C'è molta voglia di un paese migliore, molto ricordo vivo di uomini come Falcone e Borsellino, Berlinguer e Pertini. Però è un'Italia che sta anche nel mondo, ricorda Gandhi e Martin Luther King, canta Springsteen e gli U2, ha un pensiero partecipe per il Nordafrica e il Giappone.
Avevo promesso di scegliere cinque elenchi nel mare di quelli che mi hanno mandato: impresa difficile, impossibile. Non ce ne sono, è ovvio, migliori o peggiori.
Alla fine quelli che ho scelto sono solo cinque esempi di un coro immenso che dà voce a un'Italia diversa, diversissima da come ci viene rappresentata tutti i giorni. Un paese che ha sviluppato una propria bussola, non solo interna: perché la dimensione privata di molti messa insieme può divenire pubblica. È da qui che mi piace pensare l'inizio di una possibile e necessario percorso, un insieme di desideri di felicità che si uniscono. Non il paese incattivito, egoista, in fondo disperato in cui ciascuno bada solo ai fatti propri, dove tutti sono ugualmente sporchi, compromessi, piegati, e quindi tutti uguali nella meschinità. Dove non resta che tacere e far vincere il più furbo. Ma un'Italia integra, pulita, allegra e colma di rispetto in cui possiamo riconoscere la nostra speranza e la nostra forza - a partire dai punti fermi delle nostre vite che nulla riuscirà mai a scardinare.
Elenchi e ancora elenchi. Leggerli mi fa sentire bene, mi fa sentire parte di qualcosa che riconosco. Come se riuscissi a conoscere le vite delle persone che mi hanno scritto (e ringrazio tutti coloro che hanno voluto includermi nei loro elenchi). Come se vedessi una vita in dieci punti, come se tutto il bene e tutto il male - o meglio ogni ricerca del bene e ogni resistenza al male incontrato - recassero la loro traccia in queste poche parole. Elenchi che sommati l'uno all'altro formano un castello di parole e preannunciano la costruzione di un paese per cui vale ancora la pena di vivere"
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