domenica 5 dicembre 2010

Serie A: Milan in fuga. Vincono Fiorentina, Genoa, Sampdoria, Bologna e Parma.

Solo un pareggio nella quindicesima giornata del campionato di Serie A in attesa di Catania-Juventus e Napoli-Palermo. Dopo la sconfitta dell'Inter nell'anticipo di venerdì sul campo della Lazio, ieri sera la Roma ha pareggiato 2 a 2 a Verona contro il Chievo: su un campo ai limiti del regolamento i giallorossi si fanno rimontare il doppio vantaggio. Alla fine il Chievo ha rischiato addirittura di vincere.
Un grande Milan va in fuga battendo per 3 a 0 il Brescia, eroi della serata la coppia d'attacco formata da Robinho e Ibrahimovic, ancora in panchina Ronaldinho. I rossoneri dimostrano di meritare il primo posto giocando il miglior calcio della Serie A, merito di Allegri che ha saputo trovare la giusta quadratura del cerchio. Nessuno sembra tenere il passo del "diavolo" anche se la Lazio finora non ha sfigurato e si mantiene a - 3 dai rossoneri. La sensazione è che il Milan ha qualcosa in più di tutte le squadre.
La domenica calcistica ha constatato la crisi delle squadre pugliesi: il Lecce ha perso in casa contro il Genoa di Ballardini per 3 a 1, mentre il Bari è caduto sul campo della Sampdoria perdendo per 3 a 0. Da evidenziare, però, il disastroso arbitraggio del Signor Pierpaoli che ha regalato un calcio di rigore ai doriani e ha espulso il difensore del Bari Rossi colpevole di aver fatto nulla, giudicherete voi lettori dalle immagini in tv.
Da stasera traballa anche la panchina di Ficcadenti, il suo Cesena ha perso il derby in casa contro il Bologna, sorride invece Malesani che si coccola un grande bomber come Di Vaio.
Una doppietta dell'eterno Crespo ha regalato i 3 punti al Parma contro l'Udinese: la squadra di Marino ha confermato quanto di buono ha fatto 7 giorni fa a San Siro contro l'Inter pur perdendo 5 a 2.
Vince anche la Fiorentina che supera il Cagliari grazie ad un gol di Mutu: il rumeno rientrava dopo la lunga squalifica per doping e grazie ad un colpo di testa sigla la rete del successo che regala i 3 punti alla squadra di Mihajlovic.
Stasera il posticipo tra Catania e Juventus, i bianconeri non hanno alternativa alla vittoria se vogliono puntare allo scudetto. Domani sera si affronteranno Napoli e Palermo che manderanno in archivio la quindicesima giornata di Serie A.

Risultati della quindicesima giornata

Lazio - Inter 3-1
Chievo - Roma 2-2
Milan Brescia 3-0
Cesena - Bologna 0-2
Fiorentina - Cagliari 1-0
Lecce - Genoa 1-3
Parma - Udinese 2-1
Sampdoria - Bari 3-0
Catania - Juventus (ore 20.45)
Napoli - Palermo (lun 6/12 ore 20.45)


Classifica:

Milan pt. 33
Lazio pt.30
Juventus pt.24*
Napoli pt.24*
Palermo pt.23*
Inter pt.23
Roma pt.23
Sampdoria pt.23
Genoa pt. 21
Chievo pt.20*
Udinese pt.20
Fiorentina pt.19
Catania pt.18*
Parma pt.18
Cagliari pt.17
Bologna pt.16*
Cesena pt.12
Brescia pt.12
Lecce pt.12
Bari pt.10
* una partita in meno

Rosario Ligato

sabato 9 ottobre 2010

Ciao Gianfranco

www.mnews.it

Pochi secondi, pochi attimi, e la storia di un uomo si interrompe tragicamente dopo anni di sacrifici, sogni nel cassetto, speranze di un futuro migliore. Succede troppo volte ormai

di leggere sui giornali disgrazie una dietro l'altra. Ma la sensazione è che capiti sempre agli altri, e noi umili lettori a leggere e commentare le notizie, commenti sempre uguali per la verità: poverino, che disgrazia, che destino crudele, che dispiacere immenso. Pochi giorni e gli unici a rimanere nella sofferenza, nel dolore profondo sono solo i parenti, perchè, come si suol dire "la vita va avanti" e la gente prosegue il suo cammino, realtà triste, severa e rigida.  
Per una famiglia, invece, perdere un figlio, un fratello, una sorella è una cosa straziante, dolorosa, che ti segna per tutta la vita. Fanno fatica anche le forze dell'ordine a comunicare una notizia del genere ai familiari della vittima, magari in piena notte, come se il destino volesse mettere il dito nella piaga.
La vita funziona così, prendere o lasciare. Ci chiediamo troppe volte, però, nel profondo del nostro cuore, che senso ha questa vita, perchè tanta sofferenza nel mondo, guerre a destra e a sinistra, malattie di ogni genere, e poi ancora: cattiveria, odio, criminalità, delinquenza. Sembra che siamo nati per portare una croce grande come quella portata da Gesù Cristo 2010 anni fa. Abbiamo la sensazione che tutto ci stia sfuggendo di mano, destinati a lottare giorno dopo giorno per una sopravvivenza che oggi giorno è sempre messa a repentaglio, d'altronde gli ostacoli sono infiniti e ci vuole davvero tanta fortuna per trovare il sentiero del quieto vivere. 
Questa è la storia di Gianfranco Marfia, che stanotte ha perso la vita in un incidente stradale, andava verso Palermo con la sua Ducati Rossa.
Gianfranco era un 1° Caporal Maggiore dell'esercito, in servizio presso il 34° Gruppo Squadroni Aves "Toro", di Venaria Reale, un paesino alle porte di Torino. Sono stati i carabinieri della stazione di Venaria a dare la notizia al reparto di aviazione comandato dal Tenente Colonello Falessi Gianluca che da pochi giorni è subentrato al Colonnello Alberto Scafella. 
In caserma si è sparsa subito la voce del terribile fatto, i colleghi sono piombati in profondo dolore, nessuno si aspettava una notizia così drammatica. 
Il 34° Gruppo Squadroni di Venaria è un reparto di aviazione leggera dell'esercito italiano, tutti in caserma conoscevano Gianfranco, ragazzo umile, tranquillo, buono con tutti, partito dalla sua Palermo 8 anni fa per inseguire un sogno, transitare in servizio permanente e crearsi una propria famiglia, dei figli. Era soddisfatto di ciò che stava facendo, aveva un traguardo, un obiettivo da raggiungere, e lo stava per ottenere, a dicembre, infatti, sarebbe transitato in servizio permanente.
Gianfranco aveva l''hobby del calcio, da giovanissimo aveva militato in una squadra professionistica, ma poi scelse il lavoro e si arruolò nell'esercito con tanti sogni nel cassetto e tante speranze. Io ho avuto la fortuna di conoscere Gianfranco e condividere insieme a lui 5 anni di vita lavorativa, Gianfranco era soprattutto un amico, sempre disponibile, sempre calmo ed educato. La notizia di stamattina mi ha sconvolto, perdere un amico è un colpo al cuore. Mi auguro che in questo momento, Gianfranco riposi in un mondo migliore di questo, un mondo spietato e crudele che non guarda in faccia nessuno. 
Tutti i militari e i civili che prestano servizio al 34° Gruppo Squadroni Aves "Toro" esprimono il loro cordoglio per la prematura scomparsa del 1° Caporal Maggiore Gianfranco Marfia, amico di tutti.
La dinamica dell'incidente è al vaglio della polizia municipale: per cause ancora da accertare al km 2.200 della statale Palermo Sciacca  Gianfranco è stato sbalzato dalla moto. Il mezzo da un lato sul guard rail, il corpo di Gianfranco Marfia di 33 anni residente ad Altofonte al centro della carreggiata. Il militare è stato travolto da due auto. Prima una Fiat Marea guidata da una giovane donna residente a Giacalone. Una seconda auto un Alfa Romeo grigia che lo ha travolto e trascinato per un centinaio di metri.
La donna si è fermata. La seconda auto guidata da un uomo si è prima accostata e poi è fuggita. I vigili urbani lo stanno cercando. Il corpo martoriato del motociclista è stato trasportato all’obitorio del cimitero dei Rotoli.
Ai familiari giunti sul posto non è stato concesso di vedere il corpo del loro caro. Il militare si trovava in licenza per pochi giorni in via Enrico Medi ad Altofonte nella casa del padre Giovanni, pensionato, della madre Nuccia e della sorella Maria Rosa.
“Oggi è il momento del cordoglio per l’ennesima vittima, ma è anche il momento per
chiedere, con forza, interventi urgenti per mettere in sicurezza un tratto di strada troppe volte luogo di morte e disgrazie”.
È un appello accorato quello che lancia Vincenzo Di Girolamo, sindaco di Altofonte, dopo la morte di Gianfranco Marfia in un incidente stradale lungo lo scorrimento veloce Palermo-Sciacca.
“Non spetta all’amministrazione comunale, che non ha competenze tecniche, indicare cosa fare – aggiunge il sindaco – ma è dovere della politica chiedere interventi. La morte di Gianfranco Marfia non può e non deve essere dimenticata fra pochi giorni. Non lo meritano i parenti a cui siamo vicini e tutti i cittadini che transitano lungo questo tratto dello scorrimento veloce che collega Altofonte a Palermo”.
Ciao Gianfranco, rimarrai indelebile nella mente e nel cuore di ognuno di noi. Gli amici del 34° Gruppo Squadroni Aves "Toro" di Venaria.


Rosario Ligato

L'Under 21 di Casiraghi piega la Bielorussia




RIETI 9 Ottobre 2010- La giovane Italia di Casiraghi supera la Bielorussia per 2 a 0 nell'andata dei play off dell'Europeo under 21. Lo stadio " Centro d'Italia" di Rieti per l'occasione è vestito a festa. 10 mila spettatori assiepano gli spalti con bandiere tricolori al seguito.
L'inno nazionale è suonato dalla banda musicale del Corpo Forestale dello Stato.
La partita è troppo importante, si gioca in casa, bisogna vincere e non subire reti in vista del ritorno. Casiraghi manda in campo una formazione molto equilibrata: Mannone in porta, difesa a 4 con De Silvestri, Bonuci, Ogbonna e Santon; a centrocampo giostrano da destra verso sinistra: Schelotto, Bolzoni, Poli e Fabbrini; le 2 punte sono Destro e Okaka.
Inizia bene l'Italia con Fabbrini che sulla sinistra semina scompiglio saltando sistematicamente il suo diretto avversario. Il portiere azzurro Mannone è ben protetto dalla coppia Bonucci-Ogbonna, superba la prova di quest'ultimo.
Al 30' l'Italia passa in vantaggio grazie a Destro che riceve un assist dal fenomenale Fabbrini e batte Hutar. La Bielorussia cerca la via del pareggio col suo uomo migliore, il centrocampista Sivakov, ma la difesa degli azzurrini non concede nulla.
Nel secondo tempo gli ospiti attaccano con maggior vigore, sfiorando il pareggio in diverse occasioni. Casiraghi abile stratega medita di cambiare qualcosa, e al 53' richiama in panchina Destro inserendo Marrone per rinforzare il centrocampo.
Anche Schelotto e Fabbrini ripiegano spesso in difesa per dare una mano ai compagni, la Bielorussia attacca a testa basta alla ricerca del gol.
Ma a segnare è l'Italia: al 62' arriva la rete di Okaka che di testa sfrutta un ottimo cross di Schelotto. Il pubblico si esalta e intona un coro spettacolare, Italia, Italia, Italia e tanti applausi.
Il 2 a 0 è un risultato perfetto in vista del ritorno: Casiraghi lo sa bene e manda in campo gente fresca per pressare su ogni pallone. Al 69' entra Mustacchio per Poli, mentre al 90' Rispoli sostituisce Fabbrini, davvero ottima la sua prova. Al triplice fischio del signor Koukoulakis il pubblico si alza in piedi per la standing ovation finale, questi ragazzi la meritano tutta, hanno fatto divertire i tifosi ma soprattutto hanno portato a casa un risultato davvero incoraggiante in vista del ritorno.

Italia-Bielorussia 2-0, andata dei play-off dell'Europeo under 21

RETE: 30' Destro (I), 62' Okaka (I)

ITALIA (4-4-2): Mannone 6; Santon 6,5, Ranocchia 7, Ogbonna 7,5, De Silvestri 6,5; Fabbrini 8 (90' Rispoli), Poli 6 (69' Mustacchio 6,5), Bolzoni 7, Schelotto 6,5; Okaka 6,5, Destro 6,5 (53' Marrone 6). A disposizione: Frison, Ariaudo, Borini, Macheda. CT: Casiraghi 7

BIELORUSSIA (4-2-3-1): Hutar, Veretilo, Filipenko, Politevich, Matveichyk; Sivakov, Drahun; Voronkov (64' Rekish), Yurchenko, Niakhaichyk; Skavish. A disposizione: Gomelko, Astraukh, Baha, Bukatin, Savastsyanau, Obrazau. CT: Kondratiev

ARBITRO:Koukoulakis (Grecia)

AMMONITI: Destro, De Silvestri, Schelotto, Fabbrini (I), Matveichyk (B)

Rosario Ligato

lunedì 4 ottobre 2010

Barça,una Cantera mondiale

di Maurizio Viscidi, Alessandro Pane e Massimo Lucchesi

La nostra visita a Barcellona non si è limitata all’osservazione della prima squadra (vedi “l’Allenatore” n. 1 del 2010), ma ha riguardato anche lo studio del settore giovanile. Per certi aspetti questa seconda parte ci pare più interessante della prima. Noi pensiamo che la Cantera del Barcellona sia una vera scuola di calcio nella quale, oltre alla qualità dei singoli, esistono una filosofia di gioco e un metodo di lavoro che sono condivisi dal Barcellona B fino ai più piccoli. Un modello che vale un mondiale, dato che la Spagna che ha vinto la sua prima Coppa del Mondo in Sudafrica si basava sul blocco del Barça, nato proprio nella Cantera Blaugrana.

Metodi e filosofia
Tutti gli atleti appartenenti al club catalano si allenano, come la prima squadra, nella Ciutat Esportiva Joan Gamper. Il complesso, che sorge a Sant Joan Despì, alla periferia di Barcellona, è stato inaugurato nel 2006 ed è veramente immenso. Al suo interno ci sono ben nove campi da calcio, alcuni in erba sintetica, altri in erba naturale. Alcuni, con tribune annesse, vengono utilizzati per ospitare gli incontri del settore giovanile. Oltre ai campi, la struttura è completata da un padiglione Multisport per gli allenamenti di basket, futsal, pallamano e via dicendo nonché dai padiglioni dedicati a uffici, palestre, sale mediche, ufficio stampa e tv ecc. Sempre all'interno della cittadella sportiva è in costruzione la nuova Masìa, ovvero l'enorme edificio che ospiterà gli atleti del club catalano, che attualmente
Una delle superfici in erba naturale della cittadella sportiva del Barcellona.

L'organigramma del settore giovanile del Barcellona
Per il Barcellona la differenza tra settore giovanile e prima squadra non è marcata come in Italia. Come anticipato, gli atleti della prima squadra e quelli del settore giovanile si allenano, seppur in orari diversi, all'interno della cittadella sportiva. Le gigantografie di Messi, Iniesta, Xavi, Puyol e di tutti gli altri campioni che si sono formati nella cantera blaugrana adornano le reti di recinzione dei vari impianti e, oltre a fungere da esempio e punto di riferimento. sembrano invitare i più giovani a ripeterne le gesta. Pep Guardiola conosce perfettamente i metodi di lavoro di lavoro del settore giovanile e insieme a Beguiristain (direttore generale al tempo della nostra visita, poi sostituito da Andoni Zubizarreta), Alexanco (responsabile della Cantera) e Capellas (responsabile tecnico della Cantera) forma una specie di “comitato centrale” che pilota il lavoro di tutto il settore giovanile.

Le squadre del Barcellona
Oltre alla prima squadra il Barcellona dispone della squadra B (Barcelona Atlètic) che disputa un campionato paragonabile alla Prima divisione italiana e dove giocano i migliori prodotti del vivaio, ma anche giocatori più anziani. La categoria Juvenil A è invece composta dai ragazzi del ’91 e del ’92, mentre alla categoria Juvenil B appartengono i nati nel ’92 e ’93. Sotto la Juvenil c'è la categoria Cadet A e B per i nati dal ’94 al ’95, la categoria Infantil A e B per i nati dal ’96 al ’97, Alevì A e B (’98 e ’99), Benjamì A e B (2000 e 2001) e Prebenjamì (2002). Ogni squadra ha un allenatore ed un vice.

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Fino alla categoria Cadet c'è l'obbligo per ogni allenatore di far disputare almeno il 40% dei minuti di gioco a tutti i componenti della rosa. C'è poi un tecnico, Carlos Bueno, che si occupa della tecnica specifica e che lavora giornalmente con giocatori di diverse età, ma omogenei per ruolo. Le squadre effettuano dalle tre alle cinque sedute settimanali, oltre alla partita, a seconda della categoria e gli allenamenti vengono svolti dalle 17.30 alle 19 per ciò che concerne la categoria Juvenil e dalle 19 alle 20.30 dai Cadet in giù. Il team tecnico di ogni squadra è composto delle seguenti figure: allenatore, vice-allenatore, fisioterapista, magazziniere, dirigente accompagnatore.

Gli allenatori
Per essere allenatori del settore giovanile del Barcellona bisogna avere tre requisiti: formazione universitaria, essere stati giocatori di calcio ed avere particolari doti da un punto di vista tecnico ed educativo. Tutti gli allenatori fanno parte di una struttura tecnica che ha come riferimento i responsabili Albert Capellas ed Albert Banaiges. Il primo è il responsabile dalla categoria Barça B alla categoria Cadet A (nati nel ’94). Benaiges è invece responsabile dalla categoria Cadet B (nati nel ’95) fino ai Prebenjamì (2002). La metodologia di lavoro, i mezzi e gli obiettivi dell’allenamento sono predeterminati e ciò fa sì che i tecnici debbano attenersi al modello formativo del club.

venerdì 18 giugno 2010

Conosciamo meglio la Triestina
13.12.2009 14:25 di Rosario Ligato   articolo letto 163 volte
Se ci limitassimo a osservare le statistiche della Triestina, diremmo che: la vittoria degli amaranto, sarebbe cosa fatta. Gli alabardati infatti, sono l'unica squadra insieme alla Salernitana, a non aver mai vinto lontano dalle mura amiche. Cinque pareggi e tre sconfitte, soltanto cinque gol fatti e ben undici subiti. E' evidente che, i biancorossi, si esprimono meglio di fronte al proprio pubblico, dove hanno vinto sei volte, pareggiando una e perdendone due. Al "Nereo Rocco", la Triestina è andata in gol in tredici occasioni, subendone sette.

L'esperienza, in questo mondo calcistico, ci porta a dire che, le statistiche contano fino ad un certo punto, e sono fatte per essere smentite. Anche perchè, la Reggina non sta attraversano un bel periodo, e va ad affrontare una squadra in salute come la Triestina, guidata da un tecnico di categoria superiore alias Mario SOMMA.

Non conosciamo realmente le vere ambizioni degli alabardati, ma sbirciando un pò qua e un pò la, veniamo a sapere che, in questi play off, un pò ci credono. Come dargli torto, la Triestina viaggia con un ritmo da squadra di prime posizioni, specialmente con l'arrivo di Somma, la formazione friulana vola. Dopo 17 partite ha messo in cascina ben 24 punti, e la zona play off dista soltanto 4, con una partita da giocare, vale a dire il posticipo di lunedi sera al "Granillo" di Reggio Calabria, valido per la 18a giornata del campionato di serie B.

Parlando della Triestina, non possiamo non ricordare la storia di questa società: L'Unione Sportiva Triestina vanta una doppia data di nascita:18 dicembre 1918, giorno in cui viene presa la decisione di unire le due squadre della Trieste e del Ponziana, fondendo così due anime calcistiche in un solo corpo chiamandolo Unione. 2 febbraio 1919, data dell'assemblea ufficiale della nuova società che decide di chiamarsi Unione Sportiva Triestina.

Gli alabardati, dal 1929 al 1957, disputarono solo campionati di serie A, ma non riuscirono a vincere niente. Il simbolo della Triestina per antonomasia si chiama Nereo Rocco che allenò la squadra dal1947 al 1950 e per una breve periodo nel 1953. Egli impostò la squadra con un rivoluzionario “mezzo sistema”, modulo in pratica precursore di quello “all’italiana”. La squadra otterrà il secondo posto, alle spalle solo del Grande Torino, miglior piazzamento della sua storia. Il nuovo stadio di Trieste venne inaugurato il 18 ottobre 1992 e battezzato con il nome di Nereo Rocco.

La Triestina, dopo fallimenti e vicissitudini vari, dal 2002 disputa il campionato di serie B. Si sono alternati tanti presidenti, tra cui Tonellotto, presidente che ha fatto rivedere i fantasmi del fallimento. Nella primavera 2006 la società viene salvata dall'arrivo della famiglia Fantinel. L'attuale presidente, alias Stefano Fantinel, insieme al ds Franco De falco, ha allestito un discreto organico, composto da giocatori di esperienza come: il bomber Godeas, il difensore Cottafava, il mediano Gorgone, i terzini Nef e Sabato, le mezze punte Tabbiani, Sedicec ,Testini e giovani di assoluto valore come: il portiere Agazzi, il difensore Scurto, il centrocampista Pani e gli attaccanti Volpe e Stankovic.

Dopo un inizio di campionato non proprio esaltate, il presidente Fantinel esonerava il tecnico Gotti e il 6 ottobre corrente anno affidava l'incarico a Mario Somma, quest'ultimo, allenatore che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente ai tempi dell'interreggionale in quel di Cava De Tirreni e che ritengo sia, insieme a Massimo Ficcadenti, il miglior allenatore di serie B.

Mario SOMMA inizia la sua avventura di allenatore a Cisterna, allenando la squadra locale che disputa il campionato di eccellenza. Tanta "gavetta" e terra battuta, formano Mario Somma in un allenatore capace e competente, dopo anni passati tra i dilettanti vince 2 campionati di fila con la Cavese, portandola in c1. Si ripete ad Arezzo portando la squadra in serie B. L'anno successivo passa all'Empoli dove ottiene la promozione in serie A disputando un grande campionato. Poi Brescia, Piacenza e Mantova in serie B. Dal 6 ottobre siede sulla panchina della Triestina.

Il sistema di gioco che lo ha reso famoso e che ancora oggi adotta è il 4-2-3-1. Il suo modulo prevede 2 terzini molto offensivi, un mediano davanti alla difesa che recuperi un'infinità di palloni accanto ad un centrocampista in cabina di regia. In attacco, Somma predilige giocare con 3 uomini di fantasia a supporto di un ariete centrale.

Con Somma in panchina, la formazione alabardata ha ottenuto 16 punti in 9 partite, invertendo decisamente la rotta. Il processo di apprendimento per quanto riguarda: schemi, posizioni e movimenti è stato molto veloce e i risultati si son visti. Somma, finora ha utilizzato gli stessi elementi per quanto riguarda la difesa, vale a dire: Nef, Scurto, Cottafava e Sabato; inamovibili sono stati anche: il portiere Agazzi, uno dei migliori della passata stagione, e l'ariete Godeas che ha realizzato 6 gol sui 18 realizzati in totale.

Complici squalifiche e infortuni, il tecnico ha cambiato spesso uomini sia in fase di interdizione, dove si sono alternati: Cossu, Pani, Gorgone, Gissi, che sulla trequarti: Stankovic, Tabbiani, Sedivec, Testini. Come potete osservare, nella Triestina ci sono elementi di valore, Godeas è un grande attaccante, degli ottimi giocatori sono i fantasisti Sedivec e l'ex Sturm Graz Stankovic. Il mediano Gorgone è un centrocampista che tampona in tutte le zone del campo, mentre in difesa, i vari Scurto, Cottafava e Nef non concederanno niente sulle palle alte.

La squadra friulana gioca bene sulle fasce, dove la spinta dei 2 esterni d'attacco, supportata da Nef e soprattutto Sabato, è costante. L'ex esterno del Catania, al Granillo non ci sarà, al suo posto sarà schierato il cileno Crovetto, classe '86. I 3 trequartisti che giocano dietro a Godeas non danno nessun punto di riferimento e non sarà facile marcarli. Si prevede una partita maschia con la speranza che la compagine dello stretto abbia la meglio. Buona partita a tutti

Probabile formazione: (4-2-3-1) AGAZZI, NEF, SCURTO, COTTAFAVA, CROVETTO; GORGONE, PANI; SEDICEC, TESTINI, TABBIANI; GODEAS. ALLENATORE MARIO SOMMA. Arbitro Ciampi

lunedì 14 giugno 2010

Una Reggina di ferro
23.01.2010 19:50 di Rosario Ligato   articolo letto 212 volte
Ottima la prova dell'uruguagio Valdez
Ottima la prova dell'uruguagio Valdez
Gentili signore e signori buonasera. Dopo 40 giorni di astinenza di vittorie, la formazione amaranto torna a conquistare i 3 punti in quel di Padova, su un campo dove la Reggina non aveva mai vinto. Una vittoria arrivata non con poche sofferenze. Non è stata una bella partita, è stato un incontro caratterizzato dalle troppe interruzioni di gioco per falli e infortuni vari. Del resto si sa, lo spettacolo non appartiene di certo al campionato di serie B italiano, da questo punto di vista, siamo lontani anni luce dai campionati inglesi.

Dopo la turbolenta settimana trascorsa in casa amaranto, si chiedeva alla squadra una prova di orgoglio, di carattere, una prestazione da veri uomini insomma. Analizzando la prova fornita dai ragazzi, possiamo affermare che le risposte sono state incoraggianti. La Reggina oggi ha lottato, si è battuta col giusto piglio, con la caparbietà necessaria per affrontare un campionato duro come quello cadetto, un torneo difficile, complicato, e nella testa e nelle gambe.

Eh si, perchè, la psicologia in questo torneo conta più delle gambe. Tutto il popolo amaranto, dal presidente all'ultimo tifoso, si è chiesto come mai, giocatori di buon livello e che hanno disputato molti anni di serie A, possano collezionare brutte figure in un torneo ( sulla carta ) tecnicamente inferiore. Beh, è una risposta da un milione di dollari, bisognerebbe portare in riva allo stretto il più bravo psicologo del mondo, ma conoscendo il presidente Foti, dubitiamo che questa soluzione possa essere presa in considerazione.

Sicuramente, dopo la sconfitta di 7 giorni fa contro il Cesena, la società amaranto si è messa in moto per correre ai ripari, riportando a Reggio Calabria uno dei giocatori più amati dai tifosi, alias Luca Vigiani, che ha fatto il suo rientro in Calabria dopo un addio che ha lasciato l'amaro in bocca in tutto l'ambiente, consono delle capacità tecniche del calciatore.

Oggi, sulla panchina amaranto era seduto ancora Ivo Iaconi, in pochi lo davano per confermato dopo la debacle casalinga contro il Cesena. Una sconfitta oggi, voleva dire esonero certo, ma un gol di Pagano dopo 28 minuti di gioco ha cambiato le carte in tavola. Iaconi resta in sella alla squadra a tempo indeterminato, del resto, fino al termine del campionato ogni partita sarà una finale e nessuno può prevedere come andranno le cose.

La società amaranto cercherà in qualche modo di puntellare la rosa, soprattutto in difesa necessitano dei correttivi, anche se, l'ottima prestazione di oggi di Valdez ci richiama all'attenzione e ci pone una domanda: ma davvero Valdez e Santos sono/erano così scarsi e si sono dimenticati come si gioca a pallone o è solo una questione di stimoli, motivazioni, attenzioni difensive, applicazione e spirito di sacrificio?

Non c'è dubbio che i 34 gol subiti in questo campionato sono troppi, tanti, esagerati, specie per una difesa fatta da elementi che l'anno prima giocavano nella massima serie. Il compito di oggi per la retroguardia amaranto non era per niente facile, il Padova poteva contare su elementi offensivi del calibro di Di Nardo, Soncin, Rabito, Gasparetto, Vantaggiato, Cani. Eppure la nostra difesa ha retto bene l'urto dell'attacco biancoscudato, è stata una Reggina di ferro.

Un dato importante, la porta difesa da Fiorillo rimane inviolata dopo tanto tempo, l'ultima volta che la Reggina non subiva gol è stato il 29 novembre nel 4 - 0 rifilato al Brescia di Iachini. Un fattore decisamente rilevante che deve dare morale alla tanto bistrattata difesa amaranto.

Tatticamente quella di oggi è stata una partita ben preparata da Ivo Iaconi, la formazione amaranto veniva rafforzata dal neo acquisto Vigiani schierato largo a destra, mentre Carmona, Morosini e Tedesco alzavano un muro davanti alla difesa composta da Lanzaro, Cascione e Valdez con Costa che ripiegava sulla sinistra in caso di necessità. In avanti, mister Iaconi puntava sul collaudato tandem formato da Bonazzoli e Pagano.

E proprio la nona rete di quest'ultimo portava la Reggina al trionfo. Una formazione che, dopo il gol segnato, non ha concesso niente agli avanti padovani e gli assalti avversari alla porta difesa da Fiorillo venivano neutralizzati nel modo migliore ora da Valdez, ora da Cascione, ora da Lanzaro. Pur soffrendo, la Reggina ha sfiorato più volte il raddoppio, segno che la mentalità evidenziata all' Euganeo è quella giusta.

Con questa vittoria di oggi, non nascondiamo i limiti e i problemi che la squadra ha, ma li affrontiamo con 3 punti in più in classifica che, ai giorni d'oggi, ci fanno comodo eccome. Quella che verrà, sarà una settimana importante per quanto riguarda il calciomercato. Tutti noi ci aspettiamo qualcosa, chi vorrebbe uno/due difensori, chi un centrocampista, chi un attaccante, noi crediamo che, a questa squadra, necessitano 2 attaccanti di movimento, veloci e abili a muoversi su tutto il fronte d'attacco, anche perchè, Cacia e Brienza sono sul piede di partenza.

Finalmente, dopo tanto tempo, passiamo un sabato sera sereno, almeno per quanto riguarda l'aspetto calcistico, augurandoci che, alla prima vittoria dell'anno, seguano tante altre all'insegna di un unico colore: l'Amaranto.

REGGINA

Siamo tutti "allenatori": analisi del 4-4-2
21.10.2009 12:59 di Rosario Ligato   articolo letto 272 volte
Buongiorno a tutti gentili lettori.  Questa mattina vorrei parlare di un argomento che oggi giorno è nella bocca di tutti, vale a dire il sistema di gioco adottato dalle squadre di calcio.
Anni fa si sentiva parlare di : “terzino”, “stopper”, “libero”, “ala”, “regista”, e così via.
Oggi invece, in qualsiasi ambiente dove si discute di calcio: stadio, web, bar, lavoro, ognuno di noi esterna i suoi pensieri calcistici partendo dallo schema tattico migliore per la propria squadra del cuore, 4 4 2, 4 3 3, 4 3 2 1, 3 4 3, considerando meno importanti altri fattori che compongono tutto l'insieme del gioco del calcio.

E' riduttivo pensare che il rendimento di una squadra è legato allo schema tattico adottato, bensì ad una serie di componenti quali: le qualità tecniche dei calciatori a disposizione, le qualità fisiche, la predisposizione al sacrificio di ognuno di essi, la volontà di raggiungere un risultato importante, stimoli e motivazione, capacità del tecnico di guidare una squadra gestendola al meglio, creando prima di tutto un gruppo unito che remi per la stessa direzione, dove il rispetto per gli altri è il primo valore per l'ottenimento di risultati importanti, una società che faccia sentire la sua presenza intorno alla squadra e un ambiente esterno che dia quella tranquillità necessaria per potersi esprimere al meglio.

Ecco, per raggiungere obiettivi importanti, una squadra necessita di una moltitudine di fattori.
In sede di calciomercato, o nel corso del campionato, specie quando le cose non vanno per il meglio, ognuno di noi si veste da “allenatore”, ed ecco che spuntano i numeri, 3 4 3, 4 4 2 ecc.
Innanzitutto bisogna partire da una considerazione basilare: un allenatore deve adottare un modulo di gioco compatibile con le caratteristiche dei propri calciatori e non viceversa.

Non ho mai amato gli allenatori che applicano un modulo rigido, allenatori che non hanno la capacità di modificare l'assetto a seconda delle situazione, delle caratteristiche dei calciatori.
Per prima cosa mi piace ammirare le squadre che hanno un' organizzazione di gioco importante, in tutte le categoria tanto per intenderci, faccio l'esempio del Barcellona, del Padova, del Portosummaga in prima divisione. Squadre che esprimono la loro forza puntando tutto sul gioco, facendo passare in secondo piano il modulo adottato.

Mi sembra opportuno analizzare meglio lo schema tattico maggiormente usato dalle squadre di calcio, cioè il 4 4 2 , dicendo, però, che un modulo stesso viene interpretato in tantissimi modi, varianti applicate a seconda delle conoscenza e idee dell'allenatore. Faccio un esempio: il 4 4 2 adottato da Del Neri è molto diverso dal 4 4 2 adottato da Ranieri.

Il 4 4 2 in linea generale è uno schema che prevede 4 difensori schierati a zona, 4 centrocampisti schierati a zona e 2 attaccanti. E' un modulo che permette di coprire in modo omogeneo tutte le zone del campo, si basa su 2 tattiche fondamentali, pressing alto e fuorigioco.
In fase offensiva i 2 esterni di centrocampo attaccano la profondità creando così un 4 2 4.
E' uno schema che per poterlo attuare, ha bisogno di calciatori molto dotati tecnicamente e soprattutto
molto veloci, infatti gli esterni di difesa devono spingere in continuazione arrivando al cross, mentre i 2 difensori centrali devono saper: far ripartire l'azione dalla difesa, avere la velocità necessaria per anticipare l'avversario e eventualmente chiudere un'azione avversaria.
I 2 centrocampisti centrali devono svolgere un gran lavoro, aiutando sia la difesa in fase difensiva che l'attacco in fase offensiva.
Il “maestro” per antonomasia di questo modulo è stato Arrigo Sacchi.

Uno dei seguaci di questo modulo è Walter Novellino, attuale tecnico della Reggina, un allenatore che in passato ha raggiunto risultati importanti, ma che adesso è in vera crisi tecnico-tattica.
Da 2 anni ormai Novellino non riesce a concludere un campionato, nel 2008 infatti è stato esonerato dal Torino a 5 giornate dal termine del campionato, viene richiamato da Cairo nel dicembre 2008 ma dopo 15 giornate viene nuovamente esonerato.

Viene ingaggiato dalla retrocessa Reggina di Foti per seguire un progetto che mira nell'immediato ritorno in serie A, ma dopo 10 giornate di campionato la Reggina naviga nei bassi fondi della classifica di serie B. Novellino è vicino all'esonero, venerdì potrà essere decisiva la partita contro il “blasonato” Torino.

Il tecnico di Montemarano paga la poca elasticità tattica, nonché un'organizzazione di gioco inesistente. Non è riuscito a creare un gruppo solido, non è riuscito a cambiare una mentalità improntata sulla salvezza da troppi anni radicata nell'ambiente amaranto.
Novellino non è riuscito a capire che il suo 4 4 2 non è adatto con la rosa a disposizione, la difesa è lenta e i vari Valdez, Santos, Capelli, Lanzaro, sono discreti marcatori, ma non adattabili al gioco a zona, la rosa della Reggina non dispone di un terzino destro con le caratteristiche necessarie per fare questo modulo, stesso discordo vale per l'esterno sinistro di centrocampo. I vari acquisti hanno deluso, Pagano non è paragonabile a Sestu, Bonazzoli seppur utilizzato male non ha dato quel quid in più.

Ritengo che la rosa della Reggina abbia le qualità necessarie per invertire la rotta e arrivare tra le prime 2, non credo, però, che Novellino sia l'uomo giusto per sfruttare al meglio le caratteristiche di questi giocatori, allenatore rigido, allenatore che non riesce a capire che Bonazzoli e Cacia non possono coesistere perchè, anche se con caratteristiche diverse, occupano lo stesso spazio.
Allenatore che non riesce a vedere che la Reggina prende troppi gol e tutti nella stessa maniera, pagando la disposizione a zona errata della sua difesa.

Avrei voluto vedere con piacere Serse Cosmi sulla panchina Reggina, ieri sera, pero', ha firmato per il Livorno.
Da tifoso amaranto, mi auguro di vedere al più presto in panchina un tecnico capace, un allenatore che applichi un pratico 3 5 2 (il Reja della situazione), modulo che sposa in maniera totale le caratteristiche dei giocatori amaranto.
Reggina rialzati e.......vinci!
09.01.2010 19:27 di Rosario Ligato   articolo letto 411 volte
© foto di Federico De Luca
Disfatta in quel di Bergamo, Albinoleffe batte Reggina 2 a 0, decide una doppietta di Ruopolo. E' triste commentare l'ennesima sconfitta della nostra Reggina, ma la realtà ce lo impone, e noi siamo qui, a interrogarci sul perchè, questa squadra colleziona sconfitte e brutte figure a ripetizione.

All'Atleti Azzurri D'Italia, Iaconi presentava una Reggina rivoluzionata negli uomini, in difesa si rivedevano Valdez e Santos che, insiema a Costa, formavano il trio difensivo. A centrocampo venivano preferiti, da destra verso sinistra: Adejo, Morosini, Cascione e Rizzato; in avanti invece, il tecnico amaranto puntava sulla coppia Bonazzoli, Cacia, con Pagano a supporto.

Per la verità, la partita non era iniziata male, Cacia dopo soli 2 minuti si procurava un calcio di rigore, dal dischetto, però, il ragazzo di Catanzaro si faceva ipnotizzare dall'ex Pellizzoli, che si distendeva sulla sua sinistra e respingeva il pallone. L'incontro proseguiva con un netto predominio della squadra amaranto, un possesso di palla che non portava a conclusioni pericolose nella porta difesa da Pellizzoli.

Nel calcio si sà, vince chi realizza più gol, e il rigore sbagliato da Cacia pesa come un macigno, la domanda è: perchè non ha calciato Bonazzoli, il rigorista della squadra? Avessimo un attacco da 3 gol a partita non ci saremmo preoccupati più di tanto, in una squadra come la nostra, che crea poche occasioni da gol e di conseguenza segna col contagocce, errori come quello di oggi, si pagano a caro prezzo.

Puntualmente, arrivava il gol dell'Albinoleffe, la rete dell'1 a 0 era firmata da Ruopolo che insaccava dopo una corta respinta di Marino. Da quel momento in poi la Reggina accusava il colpo e non si rendeva quasi mai pericolosa. Iaconi cercava di dare una scossa alla sua squadra, mandando in campo Missiroli per Santos ma senza i risultati sperati.

Nella ripresa, la Reggina si presentava con un 4 2 4 molto spregiudicato, Missiroli e Pagano larghi a supporto di Bonazzoli e Cacia, la cerniera del centrocampo era formata da Morosini e Cascione, in difesa giostravano: Adejo, Valdez, Costa e Rizzato. Doveva essere un secondo tempo all'insegna del pressing, della voglia di riscatto, dell'orgoglio personale. Noi, alla tv, sugli spalti, alla radio, ci speravamo.

Un proverbio famoso recita: "Chi di speranza vive, disperato muore". Le nostre speranze si fermavano al minuto 9 del secondo tempo, quando il solito Ruopolo siglava la rete del raddoppio. Un colpo del ko, difatti, la partita terminava in quell'istante, ennesimo film già visto, ennesima figuraccia, stessi errori, stesse trame di gioco. Limiti caratteriali, accompagnati da una tecnica di base carente.

Dove può arrivare questa Reggina? La classifica è lo specchio della situazione, man mano stiamo scivolando nei bassifondi, se il campionato finisse oggi, giocheremmo lo spareggio per non retrocedere in prima divisione. Si cari lettori, avete letto bene, prima divisione, una categoria che pochi anni fa ci sembrava lontanissima, ma che adesso ci fà veramente paura.

Il calciomercato è appena iniziato, qualche operazione importante sta per essere conclusa. E' palese che bisogna fare qualcosa, non possiamo mettere la testa sotto la sabbia e perseverare in questa situazione. Dopo 6 mesi di stagione 2009/10 si denota che, il fattore principale che sta determinando questo fallimento, è la mancanza di mentalità, di carattere. Mancanza di stimoli e motivazioni hanno fatto la differenza, e chi doveva motivare la squadra ha fallito notevolmente.

Tutti i tifosi della Reggina sanno bene che è oggettivamente difficile cambiare tutta la squadra, e l'errore più grande che tutto il popolo amaranto può commettere, è pensare che, quei 3/4 uomini che arriveranno, possano cambiare la situazione. Piu' facile lavorare per cambiare mentalità. Quest'ultima, fondamentale in questa categoria.

Analizzando bene le squadre che occupano le prime posizioni di classifica, risalta un dato molto particolare, e cioè i gol realizzati: 33 il Lecce, 31 l'Ancona, 30 il Sassuolo. Un particolare che evidenzia l'importanza dell'attacco in questa categoria, di un sistema di gioco capace di creare tante occasioni da gol che per adottarlo necessita di giocatori forti, mi vengono in mente i vari Mastronunzio, Pinilla, Eder, Corvia. In questo, la squadra dello stretto è carente.

La Reggina di quest'anno è impreparata per affrontare questo campionato, un torneo difficile, diverso dalla serie A. "Un anno non è malanno" si dice dalle nostre parti, e noi tifosi saremmo contenti se questo campionato, diventasse per la nostra squadra, un anno di esperienza, un anno che potrebbe servire per conoscere altre realtà, altri sistemi di gioco. Tutti noi tifosi, la squadra, il presidente, i magazzinieri, siamo ancorati all'ambiente della serie A, e tutto questo modo di pensare non giova a nessuno. Qualcuno, un giorno disse : "Non è forte chi non cade mai, ma chi cadendo trova il coraggio di rialzarsi". La Reggina è caduta, si rialzerà, è forte.
Reggina di cuori
06.12.2009 10:21 di Rosario Ligato   articolo letto 263 volte
Eh si, perchè, di cuori ce ne sono voluti tanti per riuscire a sbancare Ascoli in inferiorità numerica, una grande prova di carattere di questi ragazzi che, in questo sito, abbiamo sempre difeso, consapevoli delle loro potenzialità che, con l'impegno di tutti e pian piano, stanno venendo fuori, in un campionato che, ribadisco, è molto difficile.

Grande cuore dunque. Voglio scegliere l'uomo simbolo di questa vittoria in terra marchigiana, un pò come fa sky che sceglie l'uomo partita al termine della stessa. Sto parlando di Emiliano BONAZZOLI: il nostro bomber non ha avuto di certo un avvio esaltante. Arrivato in estate con l'unico intento di riportare la Reggina in serie A, ha attraversato non poche difficoltà, e fisiche, e tattiche, e realizzative. Ad Ascoli, invece, ha retto tutto il peso dell'attacco amaranto, e dopo l'espulsione di Costa si è sacrificato anche in copertura. Ha corso per tutto il campo, ha lottato come un leone, ha conquistato falli importanti, ha difeso palla e fatto rifiatare la squadra dalla morsa dei bianconeri. Il gol del vantaggio amaranto da lui realizzato è stato un premio per quanto di buono ha fatto in terra marchigiana. Un attaccante ritrovato.

Al "Del Duca", Iaconi presentava la stessa formazione che ha battuto il Brescia 7 giorni prima al "Granillo" con le uniche eccezioni di Adejo e Valdez per Lanzaro e Cascione perchè squalificati. Fin dal primo istante, gli amaranto tenevano il pallino del gioco andando vicini al gol con Rizzato e Bonazzoli. Al 14° minuto l'antisportività del signor SOMMESE ha prevalso: Valdez avvertendo un risentimento muscolare, cercava di mettere il pallone fuori dal campo per essere sostituito, la palla, però, veniva intercettata da Sommese che, invece di fermarsi, si involava verso la porta e, con la difesa amaranto immobile, metteva la palla al centro con Antenucci che insaccava senza problemi. Parapiglia generale, Reggina infuriata, l'arbitro Pinzani espelleva Costa, reo di aver dato un colpettino al signor Sommese che cascava per le terre come se avesse ricevuto un pugno da Mike Tyson.

Non sono qui per dare esempi di moralità al signor Sommese, ma non posso non soffermarmi un attimo sull'episodio accaduto al "Del Duca", un fatto di cronaca che avrà sicuramente delle conseguenze in ambito di lealtà sportiva. Vincenzo SOMMESE è il giocatore simbolo dell'Ascoli calcio, nonchè capitano della formazione marchigiana. Ha disputato più di 300 partite tra i professionisti, girando in tante squadre come: Torino, Vicenza, Piacenza, Ancona, Modena, Mantova. Giocatore esperto, da lui sicuramente non ci aspettavamo questo comportamento, un calciatore che dovrebbe dare l'esempio ai ragazzini che si affacciano, con tanto amore, a questo sport.

Per fortuna, nel calcio, si incontrano tante persone che hanno valori radicati nella loro anima. Cito con molto piacere, la sportività del tecnico ascolano alias Bepi PILLON, che ha avuto il coraggio di impartire l'ordine ai suoi di far pareggiare la Reggina per annullare il vantaggio derivato da un gesto non bello da parte di un suo giocatore. Va dato il giusto merito a tutti i giocatori dell'Ascoli che non si sono opposti all'ordine nonostante il momento di crisi di risultati e di gioco che li attraversa.

Non possiamo certamente valutare dal punto di vista tattico la prova degli amaranto, gli schemi sono saltati al 15° minuto con l'esplusione di Costa. La squadra da quel momento ha pensato a difendersi e ripartire in contropiede. Gli amaranto, tranne qualche rischio e qualche conclusione di Antenucci dove Cassano rispondeva alla grandissima, non hanno corso particolari pericoli. C'è da dire che l'Ascoli è apparso poca cosa, squadra senza idee, con un ottimo attacco ma che in difesa lascia a desiderare.

La Reggina ha saputo soffrire nei momenti più duri, l'inferiorità numerica è stata ben gestita anche per merito del mister Iaconi che, dalla panchina, dava le giuste direttive, e per dare maggiore consistenza al reparto difensivo inseriva Capelli e Santos. Nella ripresa i gol di Bonazzoli e Barillà portavano alla vittoria la compagine dello stretto, seconda vittoria consecutiva, la terza in 5 partite per Iaconi che ha dato un impronta offensiva non indifferente, con lui in panchina 13 gol in 5 partite.

Già, Iaconi: non possiamo non menzionare il lavoro svolto da quest'uomo arrivato in riva allo stretto con poche credenziali. Su questo sito abbiamo sempre elogiato il suo carisma e il suo lavoro sul campo. E' riuscito a ricompattare una squadra alla sbando, una squadra gestita malissimo da Novellino che stava pian piano scivolando verso la prima divisione creando non pochi malumori in tutto l'ambiente amaranto. Iaconi ha dapprima apportato dei correttivi tattici, adattando il modulo ai calciatori a disposizione, dopodichè ha cercato di cambiare mentalità ad una squadra che aveva troppa paura, un blocco psicologico dovuto a tanti fattori ampiamente descritti negli articoli precedenti, che non permetteva alla squadra di esprimersi al meglio nonostante una qualità eccelsa. La Reggina di adesso è una squadra che lotta, che è viva e capace di vincere su ogni campo.

Martedì al "Granillo" si recupera la partita contro il Sassuolo, quest'ultima, non mi sembra una formazione capace di arrestare la corsa della nostra amata squadra verso i quartieri alti della classifica, partendo, però, da un presupposto: tutte le squadre devono essere rispettate, anche se adesso, questa Reggina, fà veramente paura.
Reggina: un piccolo passo avanti
22.11.2009 16:23 di Rosario Ligato   articolo letto 389 volte
I calorosi tifosi amaranto
I calorosi tifosi amaranto
Guardando la classifica dopo 14 partite è normale avvertire tanta delusione da parte di una tifoseria abituata a ben altri lidi (con tutto rispetto per Crotone, Gallipoli, Cittadella), una tifoseria che per un decennio la vedeva protagonista nei maggiori palcoscenici calcistici all'insegna del tifo, dei colori, del divertimento, dell'orgoglio di portare in alto la squadra che rappresenta la città di Reggio Calabria, una città tanto bistrattata e sempre nelle prime pagine dei giornali per eventi extracalcistici che in questo sito non osiamo nemmeno nominare.

Sono nella mente di tutti le imprese della squadra amaranto, dal pareggio in quel di Torino sponda Juventus, ai pareggi a San Siro contro le 2 squadre milanesi, e che dire della vittoria all'Olimpico di Roma o le vittorie contro Inter, Juventus e Milan in un "Granillo" stracolmo di gente dal sangue amaranto. Emozioni che ognuno di noi conserva in un angolino della nostra mente, nonostante i tempi duri di oggi, tempi di crisi, di disoccupazione, di pandemie, tempi che non permettono di pensare troppo alle passioni che anni addietro facevano parte delle cose primarie della nostra vita quotidiana.

Nello sport vige una regola importante, insindacabile: tutto ciò che di buono è stato fatto in passato va ricordato e messo in un cassetto,quel che più conta per raggiungere dei risultati è pensare al presente. I ricordi sono belli, il passato è scritto in modo incancellabile nella storia di una società e la Reggina dal 1914 ad oggi ha avuto tantissime esperienze che i più "grandi" ricordano bene, momenti fatti di gioie e dolori, giornate di festa dovute ad importanti successi, momenti meno felici come il fallimento della Reggina, momenti difficili che, grazie all'affetto, la passione, la generosità dei tifosi amaranto, sono stati superati nonostante tutto. Storia che nessuno cancellerà mai dal cuore e dalla mente di tutti i reggini.
La realtà oggi dice che la Reggina disputa un campionato importante come quello della serie B italiana, un campionato durissimo, dove la corsa e la voglia di mettersi in mostra sono qualità imprescendibili per emergere e fare la differenza. La realtà dice che la squadra amaranto è penultima con altre 2 squadre a 13 punti in classifica dopo 14 giornate di campionato, la realtà dice che con le chiacchiere e i proclami non si va da nessuna parte.

Nessuno nega che la squadra amaranto sia partita per arrivare tra le prime 2 di questo torneo, nessuno nega che la rosa attuale abbia delle buone qualità, quest'ultime possono fare la differenza solo se ci sono altri fattori importanti come la voglia di emergere, spirito di sacrificio, mentalità vincente. Tutti fattori che molte squadre di serie B hanno, poco importa se (sulla carta) la qualità di giocatori semisconosciuti come Di Nardo, Mastronunzio, De Falco, Mazzarani, Valdifiori, Troiano, Antenucci, Miramontes, Schelotto, sia inferiore di giocatori come Bonazzoli, Cacia, Buscè, Valdez, Santos, Carmona, Brienza, Cassano.

Oggi la Reggina è una squadra che ha bisogno dell'affetto di tutto l'ambiente che gli sta attorno, nel calcio niente è dovuto, la serie A va dimenticata al più presto, perchè i troppi proclami di vittoria già annunciata hanno fatto male alla squadra. Oggi la Reggina viene da un pareggio sul difficile campo di Crotone, un fallimento se si pensa (in modo errato) che un anno fa andavamo a San Siro e oggi pareggiamo a Crotone, un buon pareggio se si pensa che la Reggina da 2 mesi usciva sconfitta lontano dal "Granillo".

Un piccolo passo avanti che non esalta più di tanto l'ambiente, ma che non lo demoralizza ulteriormente dopo un avvio difficile. Oggi si denota un certo distacco tra squadra e la tifoseria, quest'ultima 12° uomo in campo negli anni passati, 2 istituzioni che per rendere al massimo devono fondersi e remare per la stessa parte. Oggi la tifoseria amaranto dimostra di non avere la mentalità giusta che una squadra dal livello della Reggina deve avere. Una mentalità disfattista che non giova a nessuno, la tifoseria deve essere sempre dalla parte della squadra in ogni categoria, oggi invece la tifoseria stessa alle prime problematiche si dissolve e comincia a lanciare critiche contro tutto e tutti.

Concludo dicendo ai simpatici lettori amaranto che un giorno mi piacerebbe che si interpretasse il gioco del calcio come uno sport che per prima cosa voglia dire divertimento, una passione che ci accompagna nella nostra vita, un momento di aggregazione, uno sport sano che permetta ai nostri figli di crescere con quei valori che questo sport sa dare, ma sopratutto saper incassare la sconfitta, qualità che oggi in pochi hanno. Ricordo ancora le migliaia di tifosi del Genoa a seguito del "Grifone" in serie C1 dopo la squalifica inflitta l'anno precedente. Forse, noi tifosi amaranto, dovremmo imparare da loro.